Era il 1988, in una calda giornata d’estate, quando l’Avvocato Giovanni Vespaziani, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Rieti, ricevette una chiamata inaspettata. Dall’altro capo della linea, una voce ferma e intensa: quella del Giudice Giovanni Falcone. Non era una semplice telefonata, ma l’inizio di una collaborazione straordinaria, raccontata nel libro "Falcone e Vespaziani. Un’alleanza per la verità”", scritto da me, nipote dell’avvocato Vespaziani, fratello di mia madre Lina. Falcone cercava un alleato per affrontare una delle sue battaglie più delicate contro la mafia. La sua richiesta andava oltre la professione: era un invito a condividere rischi e responsabilità in un momento cruciale per il nostro Paese. Vespaziani accettò, senza esitazione, l’incarico di difendere il collaboratore di giustizia Antonino Calderone. Quella collaborazione si trasformò presto in un legame profondo, intriso di rispetto e umanità, professionalità e amicizia. Nei Tribunali d’Italia e nel carcere di Santa Scolastica di Rieti, dove Calderone era rinchiuso, Falcone e Vespaziani lavorarono fianco a fianco, interrogando Calderone, affrontando sfide legali imponenti.
Al loro fianco, talvolta, c’era anche Paolo Borsellino. Falcone non era solo un magistrato simbolo della lotta alla mafia: era un uomo empatico, genuino, semplice, capace di ascoltare e condividere riflessioni sulla vita e sui valori. Oggi, mentre il Natale si avvicina, questa storia ci ricorda l’importanza di agire per il bene comune, con coraggio e determinazione. È un messaggio universale, un richiamo alla responsabilità e alla speranza. Il libro "Falcone e Vespaziani. Un’alleanza per la verità" non è solo un tributo alla memoria di due grandi uomini, ma un invito a trarre forza dal loro esempio. Natale ci offre l’occasione perfetta per riflettere su questi valori e portarli nella nostra quotidianità.
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