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Novembre 21, 2024

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Autonomia differenziata, la Corte costituzionale ha deciso: prima il giudizio sui ricorsi delle Regioni, poi sul referendum abrogativo

Autonomia differenziata, la Corte costituzionale ha deciso: prima il giudizio sui ricorsi delle Regioni, poi sul referendum abrogativo

Cominciano a mostrarsi più chiare le tempistiche con cui la legge per l’autonomia differenziata sarà sottoposta alla lente d’ingrandimento della Corte costituzionale.

In data 2 ottobre, l’Ufficio Stampa di Palazzo della Consulta ha informato che «Il Presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, ha fissato, per l’udienza pubblica del 12 novembre 2024, la discussione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Regione Puglia (ricorso n. 28) e dalla Regione Toscana (ricorso n. 29) sulla legge n. 86 del 26 giugno 2024 “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. Seguirà, a scadenza termini prevista per martedì 8 ottobre, la fissazione, sempre per l’udienza pubblica del prossimo 12 novembre, della discussione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Regione autonoma della Sardegna (ricorso n. 30) e dalla Regione Campania (ricorso n. 31) riguardanti la stessa legge».

Va ricordato, infatti, che nonostante a monopolizzare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sia stata più che altro la raccolta firme per il Referendum abrogativo, a questa si era affiancata anche l’iniziativa delle suddette Regioni, con la promozione dei ricorsi in via diretta ai sensi dell’art. 127 Cost. (quando una Regione ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato o di un’altra Regione leda la sua sfera di competenza, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte, entro sessanta giorni dalla pubblicazione).

Ora, la decisione della Corte di dare la precedenza a questa discussione fa passare in secondo piano, almeno per il momento, la questione dell’ammissibilità dei quesiti referendari, poiché le relative pronunce risulteranno determinanti anche ai fini di stabilire il bisogno o meno della consultazione popolare. E la tempistica non era affatto scontata, considerato che i giudici avrebbero potuto decidere, come avvenuto, di pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della norma prima della sentenza sui quesiti, oppure dopo di questa ma prima della celebrazione del referendum, o persino a risultato delle urne acquisito.

Con l’annuncio della fissazione delle udienze la prima scelta è stata compiuta e si aprono scenari diversi a seconda dell’esito dei giudizi: se uno dei ricorsi per l’abrogazione totale della norma dovesse essere accolto, la legge decadrebbe con effetti retroattivi, e quindi non vi sarebbe più alcuna necessità di svolgere il referendum; se invece le obiezioni avanzate dalle Regioni fossero respinte, o accolte solo in parte, rimarrebbe fondamentale attendere anche l’espressione sull’ammissibilità dei quesiti per cui è stata richiesta la sottoposizione al vaglio popolare, come ultima possibilità per quanti vogliano opporsi all’atto approvato dal Parlamento.

Solo al verificarsi della seconda o della terza ipotesi, pertanto, tornerebbe d’attualità il tema referendum ai sensi dell’art. 75 Cost., e di conseguenza il giudizio della Corte sull’ammissibilità dei quesiti presentati, considerato che nel frattempo tutti i passaggi propedeutici si sono conclusi: per quello che chiede la cancellazione totale della norma Calderoli, le firme necessarie sono state ampiamente raggiunte, preso atto che lo scorso 26 settembre il Comitato promotore ha depositato in Cassazione circa 1.300.000 sottoscrizioni (per essere precisi: 737.573 sui moduli cartacei e 553.915 sulla piattaforma online); e anche le richieste di Campania, Sardegna, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia con i quesiti per l’abrogazione parziale sono state depositate.

Dunque, sia per la disamina dei ricorsi presentati dalle Regioni, che per le eventuali sentenze di ammissibilità sui quesiti referendari, si prospetta un ruolo di assoluto protagonismo della Corte costituzionale.

Difatti, anche su questi ultimi spetterà proprio al giudice delle leggi decidere con una sentenza, che deve essere pubblicata entro il 10 febbraio 2025.

In caso di semaforo verde, sarà poi il Presidente della Repubblica a indire la consultazione, fissando la data in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno 2025.

A quel punto, non è difficile immaginare una stagione inverno-primavera 2025 con temperature roventi sull’agone politico, dato che per rendere valida la consultazione dovranno recarsi alle urne circa 26 milioni di elettori, cioè la maggioranza assoluta dei cittadini italiani aventi diritto al voto.

Che dire, è bene che la discussione intorno all’autonomia differenziata continui fragorosa; ma sarà comunque opportuno tenere l’orecchio ben orientato verso quelle voci che nel frattempo dovessero arrivare da Palazzo della Consulta.


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