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Settembre 08, 2024

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I piccoli comuni tra spopolamento e criticità. Il Piano Triennale della Regione Lazio

I piccoli comuni tra spopolamento e criticità. Il Piano Triennale della Regione Lazio

Lo spopolamento è il fenomeno di progressiva riduzione della popolazione residente in un determinato luogo ma la semplicità con cui si può definire non rispecchia le complessità delle cause, delle conseguenze, degli approcci di studio e delle relative politiche pubbliche messe in campo in Italia per contrastarlo.

I piccoli comuni di fatto rappresentano i luoghi che, a partire dal Dopoguerra, sono stati maggiormente interessati dal progressivo abbandono da parte dei residenti che hanno preferito contesti urbani dotati di maggiori servizi.

Per piccoli comuni s’intendono i paesi con meno di 5.000 abitanti: in Italia, secondo i dati Istat del 2023, sono 5.521 ovvero il 69,92% dei comuni ma la popolazione residente rappresenta appena il 16,45% della totalità (58.996.967). I comuni di taglia fino a 10.000 abitanti rappresentano la principale ossatura dei comuni italiani (84,5%) ma allo stesso tempo i residenti rappresentano solo il 30,4% della popolazione.

I piccoli comuni, in Italia, sono per lo più collocati nelle aree interne e montane della penisola e, potendone osservare la distribuzione, di fatto ricalcano la struttura alpina e appenninica.

In effetti, alcuni studi intendono lo spopolamento come l’espressione più evidente delle condizioni di rischio presenti nelle aree interne o montane. Le sue cause possono, in alcuni casi, risiedere nelle fragilità geomorfologiche, come terremoti o catastrofi naturali, nella scarsa accessibilità o in una vocazione tipicamente agricola. Le conseguenze possono riguardare anche il depauperamento dei saperi tradizionali, lingue o dialetti e quindi alla perdita del capitale sia immateriale ma anche materiale del territorio.

L’interesse, sia nazionale che sovranazionale, delle istituzioni verso questo processo ha generato, il più delle volte, politiche proiettate sui territori in modalità top-down che poco hanno tenuto conto delle specificità territoriali o del coinvolgimento, in una prima fase, degli enti locali. Incrementare un processo partecipativo della scala d’azione locale nella costruzione delle politiche pubbliche è fondamentale affinché queste siano costruite con una modalità che nasca dal basso e da esigenze territoriali. 

Dall’iniziativa delle “case a un euro” prima della pandemia al “bando borghi” finanziato con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in molti casi la criticità risiede in una visione che, se nelle intenzioni tende ad essere quanto più proiettata al lungo termine, nella concretezza ha una dimensione temporale relegata al qui et ora. Nello specifico, il Piano Nazionale Borghi, seppur prevedendo un cospicuo investimento (1 miliardo di euro), è stato al centro del dibattito sul tema da parte di alcuni attori istituzionali e delle realtà associative locali poiché limiterebbe l’accesso dei comuni alle risorse.

Nel Lazio i piccoli comuni sono 255, rappresentano il 44,4% della estensione territoriale della regione e la situazione conferma la tendenza nazionale fin qui descritta.

Le politiche messe in campo a vari livelli anche dopo la pandemia per incentivare il riabitare dei piccoli e piccolissimi comuni, adeguando ad esempio smart working e ripopolamento, ha sicuramente aperto un dibattito e posto un faro sulla questione.

La Regione Lazio ha recentemente approvato il “Piano Triennale” per favorire la residenzialità e contrastare lo spopolamento: ha previsto 1 milione e 300mila euro di contributo per i piccolissimi comuni (con popolazione sotto i duemila abitanti) con una delibera volta ad integrare il “Piano triennale per la riqualificazione dei Piccoli Comuni”, relativo alle annualità 2022-2024 e approvato con DGR n. 922/2022. La misura amplia la sfera d’intervento del Piano prevedendo l’erogazione di un beneficio economico, una tantum e in un’unica soluzione, per il sostegno della natalità e della genitorialità, rivolto ai nuclei familiari residenti nei piccolissimi comuni del Lazio nei quali siano presenti figli minori di età inferiore a tre anni, o nei quali si verifichino nascite entro il 31 dicembre 2024 e ai nuclei familiari nelle stesse condizioni che trasferiscano la propria residenza in un piccolissimo comune e la mantengano per almeno cinque anni, unitamente alla dimora abituale.

Se in linea generale il sostegno economico può essere un valido incentivo, d’altra parte non risolve le criticità infrastrutturali né quelle legate alla crescente peri-urbanizzazione dei servizi ed è ciò che di fatto viene evidenziato da alcuni cittadini ed amministratori locali. Un esempio è la dichiarazione del Sindaco del Comune di Roccagiovine, un piccolissimo comune in provincia di Roma di appena 258 anime, che in un breve commento evidenzia problematiche e criticità legate soprattutto all’assenza di servizi chiedendo piuttosto che vengano costruite scuole nuove e moderne, che “venga incentivata la fibra favorendo inoltre la partecipazione ad un tavolo di confronto per strutturare un sistema di smart working funzionale ed organizzato”. Inoltre, ricorda che “occorre considerare anche le attività economiche di questi territori prevedendo, ad esempio, sgravi commerciali per gli esercenti presenti e/o futuri consentendo una rimodulazione fiscale o degli incentivi sul costo dell’energia elettrica, gas e simili. È impensabile che i costi primari di un esercizio commerciale in un piccolo comune siano gli stessi rispetto a Roma”.

Il problema dello spopolamento porta con sé numerosi temi e altrettanti contesti su cui intervenire: trasporti, turismo, attività economiche, tutela ambientale, sono solamente alcuni. È evidente che questo rappresenta un macro-tema che necessità di interventi collaterali strutturali.

La criticità che si evince nel piano regionale, e che viene evidenziata dalla scala di azione locale, rafforza l’insufficienza delle politiche legate ad infrastrutture, telecomunicazioni, servizi e trasporto pubblico che invece potrebbero attrarre investimenti privati con la finalità di creare posti di lavoro che sfavoriscano lo spopolamento e aiutino il ripopolamento.

Occorre una strategia di sviluppo, ad oggi poco evidente, nell’agenda regionale che definisca linee d’intervento di lungo periodo, solo così potrà esserci integrazione tra le politiche.

RM Area Metropolitana continuerà a raccontare i piccoli Comuni della Città metropolitana di Roma  e seguirà – per quanto riguarda il Piano triennale della Regione Lazio   i progetti, le realizzazioni, i ritardi, i bisogni e le ricadute sui territori. Svolgeremo il nostro ruolo di informazione e comunicazione dialogando con i cittadini, le amministrazioni locali e tutti gli attori sociali ed economici coinvolti.


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