Giggi Zanazzo rappresenta nel panorama culturale romano un autentico erede della tradizione belliana che, attraverso il sonetto, e le sestine, e le sue commedie esprime/disegna/mette in scena allegria e tristezza, sarcasmo umorismo e rassegnazione di un popolaccio che vive/assiste ai rapidi cambiamenti urbanistico-culturali ai quali dopo la breccia di Porta Pia la città eterna è sottoposta.
Quartieri interi spazzati via per la costruzione di nuovi palazzi e per togliere a Roma l’aspetto contadino e provinciale conferendole dignità di metropoli, incontro di culture straniere e culla di una nuova fisionomia tutta Italiana.
In questo contesto vive la poesia che viene definita “povesia verista” e che, afferma Zanazzo, non può vivere fuori dalla tradizione popolare così come non poteva rappresentare fatti e personaggi avulsi dalla quotidianità.
Giggi Zanazzo si afferma anche come antropologo sociale per i suoi studi sui comportamenti e le usanze del “popolaccio” romano:
Con il poeta trasteverino iniziamo un viaggio a ritroso dentro pregiudizi, usanze, superstizioni, rimedi e medicina popolare, voci di venditori ambulanti, gergo della malavita, stornelli, proverbi, giochi e modi di dire. Di seguito – nella rubrica Medicina e rimedi popolari - pubblichiamo una presentazione del suo lavoro, scritta da Zanazzo nel 1907 e un elenco dei” Santi che ci proteggono dai malanni”
Nei prossimi numeri – anche con l’ausilio dei nostri lettori – pubblicheremo usanze, e tradizioni popolari di altri comuni dell’area metropolitana di Roma.