Un pomeriggio di festa a Colonna dove, in un caldo pomeriggio di primavera, Fausto Giuliani, Sindaco di Colonna e autore del libro “Ai quattro cantuni”, ha ricordato le storie del passato e del presente insieme alle generazioni del futuro.
Un momento partecipato e pieno di entusiasmo in un’atmosfera calda ed accogliente in cui il dialetto colonnese ha portato una ventata di tradizione ed ha abbracciato i presenti in un riconoscimento identitario che è stato in grado di accogliere anche chi non è di Colonna.
Cosa sono i “quattro cantuni”? Indicano un luogo nel centro storico di Colonna descritto così nel libro: il palazzo comunale, dove da quasi cinque anni passo praticamente gran parte della giornata, costituisce l’asse portante dei cosiddetti “Quattro cantuni”. Il crocevia costituito da Via Aldo Moro e da Via Umberto I si trova proprio in pieno centro storico. Dal centro dell’incrocio si vede Piazza Vittorio Emanuele II e dalla parte opposta Palazzo Colonna. Un tempo il “se vedemo ai quattro cantuni” era un saluto tipico tra colonnese per darsi l’appuntamento. Ai “quattro cantuni” Gina a scopina vendeva fusaja, seduta in una risega del palazzo vecchio. Ai “quattro cantuni” giocavano i ragazzini. Ai “quattro cantuni” ai tempi della Democrazia Cristiana e della Colonnetta, ci si attaccavano manifesti scritti a mano, con molta satira, velenosi e poco signorili. I “quattro cantuni” stanno sempre là, il palazzo comunale è stato purtroppo buttato giù e rifatto; Palazzo Colonna è in via di “guarigione”. Questo libro è dedicato anche ai frequentatori di quei “quattro cantuni”, ormai pochini e ai tanti che vi si dilettano ora a leggere Dante, Verga, Manzoni…Fateli quattro passi ai “quattro cantuni”.
Letture di storie di vita, poesie che narrano momenti vissuti e condivisi, canzoni riadattate, il tutto è avvenuto rigorosamente in dialetto colonnese, perché quale lingua migliore per descrivere le rappresentazioni e le scene di vita quotidiana che gli occhi fotografano nel paese?
E sì, utilizzare il termine “lingua” per indicare un dialetto non è un caso perché, come ha spiegato il Professor Pietro Trifone dell’Accademia della crusca nel suo intervento, i dialetti possono essere considerati una lingua con una propria grammatica attraverso cui esprimere qualsiasi concetto e, in questo caso, ciò che caratterizza il colonnese, è il ricorrere di frequente alla lettera “u”, ad esempio u dindarolu, u vicolu nostru, ricordati e descritti nel libro.
U dindarolu, così chiamato l’imponente serbatoio dell’acqua presente nel comune, risalente agli anni ’50 e demolito pochi anni fa dopo essere stato dichiarato pericolante.
U vicolu nostru, ricordato nella terza parte del libro è un’iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione e si tratta di un vicolo, una passeggiata in dialetto colonnese, in cui sono rappresentate le poesie in colonnese di vari autori del luogo.
Queste le parole di Fausto Giuliani:
“Come potrei dimenticare una serata come quella di ieri al Palazzetto dello Sport "Don Vincenzo Palamara"?
Cosa avrei potuto desiderare di più dell'affetto di tanti amici, conoscenti, cittadini, colleghi di amministrazione, professori universitari, consiglieri regionali, tutti ad assistere alla presentazione de "Ai quattro cantuni" terza mia fatica in dialetto colonnese.
Abbiamo cantato insieme al coro "Aula Consiliare", abbiamo recitato insieme alle scolaresche della "Tiberio Gulluni", abbiamo riso insieme alle storie delle nostre nonne, abbiamo applaudito la semplicità di tanti personaggi ritratti nel libro, con la consapevolezza di aver lasciato una nuova impronta per la storia della nostra terra.
La più bella soddisfazione?
Godere nel veder sfogliare il mio libro con interesse, avidità, curiosità e bearsi delle tante storie raccontate.
La mia Colonna è in grandissima parte racchiusa in queste pagine.
È stato un piacere donarlo ai tantissimi presenti in sala ma altre copie sono pronte per chi avrà il gusto di intraprendere questo viaggio nel dialetto colonnese”.
Il dialetto: un patrimonio culturale da custodire, un valore identitario da preservare, una ricchezza linguistica in continuo sviluppo che si evolve con i cambiamenti sociali ma che è in grado di raccontare sempre le proprie radici culturali, al di là del tempo e dello spazio. Il dialetto lascia tracce del passato nel futuro, testimonia e ripercorre luoghi, usi e costumi di un tempo in un immaginario che insegna la propria storia.
È per questo che, come ha ricordato il consigliere regionale Nazzareno Neri, presente in sala anche la consigliera regionale Michela Califano, che il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato all’unanimità la scorsa settimana la proposta di legge n. 55 del 26 luglio 2023 per la “salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti del Lazio”. Si tratta di un investimento di 500 mila euro nel triennio che va da quest’anno fino al 2026, verrà inoltre istituito un registro dei dialetti del Lazio che possa aprire la possibilità di un festival dei dialetti del Lazio offrendo l’opportunità di celebrare e diffondere la ricchezza linguistica della regione.
RM Area Metropolitana segue con passione le iniziative di valorizzazione culturale e dialettale con l’auspicio che l’iniziativa regionale sia l’inizio di un percorso che possa crescere nel tempo per consentire la conservazione e la promozione più ampia possibile dei dialetti e delle tradizioni del Lazio.
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