“La Colomba col Sole”, Picasso 1962.
L’uccello atterra sopra una catasta di armi inutilizzabili perché rotte e distrutte
Russia-Ucraina; Israele-Palestina; Sudan; Libia, Yemen e Siria (guerre formalmente concluse ma - considerato che i belligeranti non hanno mai raggiunto un accordo - la pace non è mai stata definitiva; Azerbaigian e Armenia: conflitto senza fine: nel 2023 l’Azerbaigian ha ripreso il controllo del Nagorno-Karabakh; pericolo Etiopia che per ottenere uno sbocco sul mare potrebbe attaccare l’Eritrea fino al Mar Rosso. Focolai pronti ad incendiare tutto il Medio Oriente: gli Houthi dello Yemen che bloccano il Mar Rosso, o l’Iran che colpisce il Pakistan…
Il mondo è una polveriera: Guerre, distruzioni, terrorismi, minacce di guerra finale, bambini morti per conquistare un sacco di farina, occhio per occhio, vendetta e contro vendetta, diplomazie incapaci, colpi di stato, fame, paure, palazzi e ospedali sventrati, confini contesi, fanatismi religiosi, interessi economici di paesi stranieri. Il movimento pacifista non dà segnali concreti. Poche le voci che si alzano, tra queste quella del segretario generale dell’Onu Guterres: “…nulla giustifica gli orribili attacchi di Hamas del 7 ottobre e nulla giustifica la punizione collettiva del popolo palestinese. Ora più che mai, è tempo di un immediato cessate il fuoco. È tempo di mettere a tacere le armi. I palestinesi di Gaza, bambini, donne, uomini, rimngono bloccati in un incubo senza fine”.
A questa si aggiunge, forte e chiara, la voce di Papa Francesco:
“il mio appello a tutte le parti coinvolte per un cessate il fuoco su tutti i fronti e per l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza. Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria… Chiedo che si percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese… Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono ‘danni collaterali’. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni… Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è: nient’altro che un’immane tragedia e ‘un’inutile strage’, che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra… Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti? Non sarebbe meglio investirle in favore di una vera sicurezza globale e per eliminare finalmente la fame e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta?.
A queste parole – al momento inascoltate - aggiungo quelle di due poeti che – in anni ormai lontani - scrivono, a conferma, purtroppo, dell’eterna attualità della pace da cercare. Rodari e Brecht scrivono di un giorno – come la Pasqua – che dovrebbe essere consacrata alla Pace.
La Colomba Blu di Paolo Picasso, disegnata in lapis azzurrognolo nel 1961
(utilizzata per il Manifesto del Congresso Nazionale del Movimento per la Pace
tenuto nel 1962 in Francia a Issy-Les-Moulineaux)
La Colomba di Picasso che atterra su una catasta di armi inutilizzabili e semidistrutte è il simbolo utilizzato – nella versione a pastello blu – per il congresso dei pacifisti del Mondo del 1961 per chiedere (in tempi di Guerra Fredda), pacificazione e collaborazione universale tra i popoli.
Anche oggi gli artisti possono contribuire con le loro voci fuori del coro, a realizzare l’utopia di un mondo senza guerre, di uomini liberi, di uguaglianza rispetto e amore. Questa è la nostra Pasqua.
DALL’UOVO DI PASQUA
di Gianni Rodari
Dall’uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: ‘Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio’.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
‘Viva la pace,
abbasso la guerra’.
Pablo Picasso, Bambina con Colomba, 1901
PRIMAVERA 1938
di Bertolt Brecht
Oggi, domenica di Pasqua, presto
Un’improvvisa tempesta di neve
si e’ abbattuta sull’isola.
Tra i cespugli verdeggianti c’era neve. Il mio ragazzo
mi ha portato verso un piccolo albicocco attaccato alla casa
strappandomi ad un verso in cui puntavo il dito contro coloro
che stanno preparando una guerra che
puo’ cancellare
il continente, quest’isola, il mio popolo,
la mia famiglia e me stesso. In silenzio
abbiamo messo un sacco
sopra all’albero tremante di freddo.