L’8 e il 9 giugno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Ma come si compone questo organo? Quali sono le sue funzioni? Quali le differenze e i rapporti tra le diverse istituzioni che costituiscono l’Unione Europea? Proviamo a scoprire insieme il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione. Attraverso un racconto articolato in più episodi: fatto da protagonisti semplici, meno uno; con parole facili, tranne poche. Le storie sono ambientate nel Bar di una Piazza senza nome. Poteva averne uno di fantasia, ma ci è piaciuto lasciarla così: momentaneamente anonima. Perché non appena inizi la lettura possa diventare per ciascuno la Piazza del proprio paese: diversa ma uguale per ognuno di noi. E se questa trasposizione dovesse avvenire, anche parte dei prossimi dialoghi potranno, facilmente, immaginarsi come parlati nei nostri dialetti; scrigni unici di quel Tesoro collettivo costituito dai 120 campanili e oltre delle nostre splendide comunità.
PRIMO EPISODIO. L’ANTEFATTO.
«Buonasera compare Peppe».
«Ciao Marco. Dove te ne vai di bello».
«Volevo passare dieci minuti in sezione. C’è da capire come organizzarsi per queste elezioni europee…».
«Perché ancora esistono le sezioni di partito? Eppoi mi pare un po’ presto per la campagna elettorale».
«Beh, tra una cosa e l’altra non è che manchi poi così tanto… si vota l’8 e il 9 giugno».
«Eh sì, hai ragione. Proprio ieri sentivo in televisione tutte queste chiacchiere sulla conferma o meno di quella politica tedesca, Ursula fon de Leye, o come si dice. Io mica lo so se la voto…».
«Ma guarda che noi mica dobbiamo votare per Ursula von der Leyen. Lei è la Presidente della Commissione europea».
«Embè?»
«Embè! Noi dobbiamo votare per il Parlamento europeo, non per la Commissione».
«Su, dai… è la stessa cosa. Adesso non cominciare a fare l’esperto di politica per due ore a settimana che passi dentro quelle quattro mura ammuffite della vostra sezione».
«Ti assicuro, non è la stessa cosa. Hai sentito l’altro giorno Meloni? Ne sta parlando con gli altri leader».
«Appunto, l’ho sentita. Ma tanto pure là. Hai voglia a parlare col francese Macron o con lo spagnolo Sánchez. Se tra un mese si vota, cambiano tutti».
«Ma no, quella era una riunione del Consiglio europeo; nemmeno quello lo votiamo noi. Ci sono i Capi di Stato o di governo dei Paesi membri dell’Unione europea».
«Ma che mi stai prendendo in giro. Nemmeno quelli dobbiamo votare?! Io non ci sto capendo più niente. E Parlamento, e Commissione, e Consiglio. Sempre Europa è!».
«Fidati, compare. Non è così semplice!».
«Bah, non mi convince. Secondo me stai facendo un sacco di confusione pure tu. Tra meno di un mese ci sono queste benedette elezioni europee e qua non si capisce nemmeno per che cosa dobbiamo andare a votare. Ecco, vai a spiegare questo ai tuoi amici della sezione, se ancora esiste!».
«E allora facciamo una cosa: non mi vuoi credere? Andiamo a chiedere al Professore! Ti fidi del Professore?»
«Beh, sicuramente credo più a lui che a un cantastorie come te…».
«E allora dai, andiamo al Bar della Piazza. Tanto sicuramente sta là. E poi vediamo chi ha ragione!».
Non c’è paese, in Italia, dove al centro di una Piazza non vi sia un vecchio Bar.
Non c’è vecchio Bar, in una Piazza di paese, dove non vi sia un tavolo traballante, con quattro amici che ogni giorno che Dio comandi stanno lì seduti per una partita a carte.
Non c’è tavolo traballante di un Bar, in Italia, dove tra quei quattro amici non vi sia seduto quello che per tutti è il Professore. In Italia, ogni paese, o angolo di città che sia, ha il suo Professore.
Che abbia la licenza elementare o una laurea magistrale poco importa; il Professore è l’autorità indiscussa di quello strano Regno indipendente che ha come confine inconfondibile il perimetro di una Piazza.
Non c’è Sindaco, dottore, parroco, maresciallo o farmacista che tenga. In quel Regno l’unica parola che conta è quella del Professore. Una sorta di Cristo laico e onnipotente, tuttologo per vocazione e professione. Ed è verso quel giudizio universale che si raccolgono ogni giorno i dubbi del paese; come a imitare quei corpi avvinghiati che nell’affresco michelangiolesco muovono in un vortice centripeto verso il Cristo Giudice. Lì in Cielo. Qui in Piazza, pronti per sentire le parole del Professore. Un verdetto per l’eternità. Senza possibilità di appello. E successe così anche quel pomeriggio da cui tutto iniziò.
«Buonasera Professore».
«Buonasera nullafacenti!» (Risate dei compagni di tavolo)
«Discutevo con il compare Peppe delle prossime elezioni europee, e il discorso è finito su cosa dobbiamo votare. Ho provato a spiegargli la differenza tra le diverse istituzioni dell’Unione; ma non si fida. Vuole sentire te!».
«Adesso?! Cioè, mentre io mi sto giocando la dignità, con questi due bari che continuano a farsi i segni delle carte, voi volete sapere il funzionamento degli organi dell’Unione Europea? Ma avete il senso delle priorità??».
«Ma veramente…»
«Ma veramente cosa! Non se ne parla proprio. È un discorso troppo lungo, che per essere spiegato bene ha bisogno di tempo».
«Te lo dicevo io: è un gran casino. E Parlamento, e Commissione, e Consiglio. Non si capisce nemmeno per che cosa dovremmo andare a votare… è vero Professore?».
«Si capisce, Peppe. Si capisce. Basta un po’ di pazienza e tutto si capisce. Però non adesso. Questa mano è troppo importante. Mi sto giocando la consumazione, e la dignità, con questi due bari farabutti!». (Risate collettive)
«Ma almeno un dubbio ce lo potresti togliere subito? Altrimenti mi sa che stasera finisce che litighiamo… Come cavolo è organizzata questa Unione Europea??».
«Aho, e insisti eh… vabbè, dai. Che assillo! Prendi il blocchetto con la penna. Sta lì, sul tavolo».
«Grazie Professore, se no chi lo sente questo…».
«Allora, cominciamo dalle basi. Scrivi: in Europa ci sono diverse istituzioni, ognuna con compiti differenti e diversa composizione. L’Asso, cacchio, cala l’Asso di spade… E allora dillo che vuoi farmi imbufalire!».
«Visto carissimo compare. Prendi nota e impara!».
«Tu statti zitto. Che tra quelle quattro mura ammuffite della sezione, se ancora esiste, nemmeno le basi vi hanno insegnato! Scrivi pure tu!».
Quell’ultimo «Scrivi» pronunciato a voce alta, con tono grave e autorevole, fu una sorta di parola magica che cambiava l’ordine delle cose e delle priorità. In un istante, tutta l’attività della Piazza si fermò. Chiacchiere senza più voci, sigarette fumate senza più fumo; anche i tre gattini adottati dagli avventori del Bar smisero di miagolare e si accovacciarono al fresco di un platano secolare. Niente sembrava più avere una vita propria… il Professore stava per proferire, e tutti lasciarono ogni occupazione per stringersi attorno a quel tavolo che in un attimo si andava trasformando da umile bisca di paese a vagheggiata aula di Università.
«Scrivi, se ti ricordi come si fa! In Europa ci sono diverse istituzioni, ognuna con compiti differenti e diversa composizione: il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo. Hai scritto?»
«Sì Professore, ho scritto! Ma hai detto due volte Consiglio?».
«E certo, Peppe, due volte: prima solo Consiglio, poi Consiglio europeo; sono due cose diverse».
«Pure questo non lo sapevo; la faccenda si fa interessante…».
«Ecco, appunto, cominciate a imparare qualcosa. Così almeno per questa notte riuscirete a dormire sonni tranquilli. Ma adesso levatevi dalle scatole! Che questo incapace del mio dirimpettaio nemmeno l’Asso di spade è riuscito a calare… Via! Via!! A casa nullafacenti. Ci vediamo la settimana prossima e comincio a spiegarvi come funzionano».
«Grazie Professore. Grazie. Meno male che ci sei tu…»
Il giorno volgeva all’imbrunire, ma intanto le prime parole erano state solennemente proferite. Gli accorsi cominciarono a risparpagliarsi sulla Piazza per riprendere ansiosi le loro occupazioni. Chiacchiere, per i chiacchieroni; fumate, per i fumatori; un docile miagolio, per quei tre gattini, che nel frattempo erano diventati quattro. Persino il parroco si sentì finalmente libero di suonare le campane; erano le 19.08: otto minuti di ritardo; ma non poteva certo interrompere il discorso del Professore.
«Via! Via!! A casa nullafacenti. Ci vediamo la settimana prossima».
E allora, ci vediamo la settimana prossima! L’appuntamento era stato fissato e l’ordine del giorno solennemente stabilito:
“Differenze, composizione e funzioni del Consiglio europeo”.
Alla prossima!