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Settembre 08, 2024

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Europa. Così è, se vi pare… Le istituzioni europee raccontate facile. Quarto episodio

Europa. Così è, se vi pare… Le istituzioni europee raccontate facile. Quarto episodio

L’8 e il 9 giugno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Ma come si compone questo organo? Quali sono le sue funzioni? Quali le differenze e i rapporti tra le diverse istituzioni che costituiscono l’Unione Europea? Proviamo a scoprire insieme il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione. Attraverso un racconto articolato in più episodi: fatto da protagonisti semplici, meno uno; con parole facili, tranne poche. Le storie sono ambientate nel Bar di una Piazza senza nome. Poteva averne uno di fantasia, ma ci è piaciuto lasciarla così: momentaneamente anonima. Perché non appena inizi la lettura possa diventare per ciascuno la Piazza del proprio paese: diversa ma uguale per ognuno di noi. E se questa trasposizione dovesse avvenire, anche parte dei prossimi dialoghi potranno, facilmente, immaginarsi come parlati nei nostri dialetti; scrigni unici di quel Tesoro collettivo costituito dai 120 campanili e oltre delle nostre splendide comunità.


QUARTO EPISODIO.
COMPOSIZIONE E FUNZIONI DELLA COMMISSIONE.

Tra il serio e il faceto, questa storia andava avanti da settimane. Iniziata come per gioco, da una discussione di Marco con il compare Peppe, era diventato l’appuntamento fisso di un intero paese. O quasi.

La Piazza brulicava delle solite attività. I chiacchieroni a chiacchierare da una parte; i fumatori incalliti a fumare dall’altra. Quasi fossero due eserciti che dopo aver battagliato per ore se ne stavano a riposo presso i propri accampamenti. Ogni tanto, però, qualcuno usciva dal gruppo e si avvicinava all’altro. Forse per scambiare due chiacchiere, o magari per farsi offrire una sigaretta. Non mancavano mai nella Piazza quei tre o quattro gattini, che nel frattempo si erano fatti più grandi; gironzolavano sempre intorno alla ciotola lasciata in bella vista davanti al Bar, dove al latte si erano sostituiti ghiotti croccantini. Alla vista del Professore, arrivato alla fine del Corso che portava dritto verso la Piazza, le varie attività vennero gradualmente interrompendosi. Tutti cominciavano a disporsi in circolo, quasi che ciascuno avesse il proprio posto assegnato. O, forse, era proprio così. In quel teatro naturale che era venuto a costruirsi, probabilmente, ognuno aveva una parte da recitare. Girava persino voce che si era prodotta una sorta di compravendita clandestina per assicurarsi i posti a sedere. Ma su questo non tutti furono d’accordo, e si discusse ancora per mesi se fosse davvero successo. Intanto si disposero, seduti o in piedi che fossero.

«Via! Via!! A casa nullafacenti. Ci vediamo la settimana prossima». Così aveva detto il Professore.

E anche quella settimana era passata. Pure Mario si era accomodato al posto abituale. I suoi appunti erano diventati fondamentali per tenere le fila della discussione; eppoi non gli dispiaceva quel ruolo, perché nelle diverse riunioni tra le mura ammuffite della sezione, che ancora esisteva, gli era pure capitato di mettersi in bella mostra con i più anziani, grazie alle nozioni che stava apprendendo.  

Intanto il Professore aveva già salutato un po’ tutti intorno e si era seduto al suo solito tavolo: «In Europa ci sono diverse istituzioni, ognuna con compiti differenti e diversa composizione: il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo. Delle prime due abbiamo detto. Oggi parliamo della Commissione».

«Sei contento compare Peppe? Finalmente si parla di Ursula von der Leyen! Così ti dai pace».

«Eh, finalmente. Perché voglio capire bene; mica lo so se a giugno la voto…».

«Ma ancora… è un mese che provo a spiegartelo: a giugno dobbiamo votare per il Parlamento europeo, mica per la Commissione. Professore, io mi arrendo… provaci tu!».

«Avete finito con questo teatrino? Scrivete, allora, se ancora vi ricordate come si fa! La Commissione è l’organo esecutivo dell’Unione Europea, un’istituzione tipicamente sopranazionale che opera nell’esclusivo interesse dell’Unione, in posizione di piena indipendenza sia rispetto agli Stati membri che a qualsiasi ente o potere. Rappresenta, dunque, l’interesse generale e unitario dell’Unione, per questo è formata da individui indipendenti, che dovrebbero essere dei tecnici scelti per la loro specifica competenza. Ha sede a Bruxelles, con uffici anche a Lussemburgo, rappresentanze in tutti gli Stati membri e delegazioni in molte capitali di paesi terzi. In Italia, ad esempio, i suoi uffici si trovano a Roma e a Milano. Viene nominata…» (Il Professore aveva appena cominciato la sua spiegazione quando da un angolo della Piazza si alzarono urla inaspettate) «Abbasso la Commissione! No all’Europa dei tecnocrati. Vogliamo l’Europa dei Popoli! L’Europa della Cultura e dell’Identità contro quella della globalizzazione e dei servi della finanza!!».

Alla prima sorpresa seguirono subito attimi di tensione; si sfiorò persino una piccola rissa. Non tanto per motivi politici, anche se in paese si sapeva benissimo chi fossero i ragazzi serrati in quel gruppetto, quanto piuttosto per l’affronto di aver interrotto le parole del Professore. Persino quei tre o quattro gattini, che nel frattempo erano diventati gatti, tolsero il muso dalla ciotola per lanciare miagolii che avevano quasi la pretesa di atteggiarsi a ruggiti, forse eccitati da quella prima occasione per mostrare in pubblico i nuovi denti appuntiti, che dopo due mesi di latte erano finalmente pronti a sgranocchiare ghiotti croccantini. Dentro quel parapiglia, che durò qualche minuto, l’unico a rimanere impassibile nella sua consueta compostezza fu proprio il Professore. Mentre pure le ultime voci si andavano spegnendo, riprese a parlare, come se nulla fosse accaduto. «Allora, dicevamo, viene nominata ogni cinque anni, entro sei mesi dalle elezioni del Parlamento europeo. Nel tempo è stata formata in maniera differente, attualmente è composta da 27 commissari, quindi uno per ciascun Paese dell’UE, comprensivi del Presidente e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Allora, Peppe, sai dirmi chi è l’attuale Presidente?».

«Ursula fon de Leye, Professore! La Presidente della Commissione europea è Ursula fon de Leye, o come si dice».

«Finalmente… Ursula von der Leyen, ci siamo arrivati! È proprio vero che anche un orologio fermo segna l’ora esatta due volte al giorno!». (Risate compiaciute da tutta la Piazza)

«Scusa Professore. Ma proprio ieri sera ho sentito una discussione in televisione. Dicevano che questo rinnovo si dovrà decidere dopo le elezioni di giugno, quelle per il Parlamento europeo. Ma allora, a differenza delle altre istituzioni che abbiamo visto, per la composizione della Commissione sono importanti i prossimi risultati elettorali?».

«Certo, Marco. Molto importanti. Infatti, con le innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona del 2007, adesso i candidati alla presidenza vengono presentati dai leader nazionali nel Consiglio europeo e, per essere eletti, debbono ottenere il sostegno della maggioranza dei membri del Parlamento europeo. Quindi i risultati delle votazioni di giugno saranno fondamentali, perché in base a essi si formeranno gli schieramenti a sostegno delle candidature presentate. Lo vedremo meglio la prossima settimana, quando parleremo del Parlamento. Intanto tutto chiaro fino ad ora? Avete scritto??».

«Sì, Professore. Scritto! Una cosa però… Ci hai detto che la Commissione è un’istituzione tipicamente sopranazionale, che opera nell’esclusivo interesse dell’Unione, e in posizione di piena indipendenza sia rispetto agli Stati membri che a qualsiasi altro ente o potere…».

«Sì, e lo confermo!».

«Va bene. Ma come è possibile se poi deve passare per il giudizio del Consiglio europeo e per i voti del Parlamento?».

«Ohilà, Marco. Facciamo progressi. E bravo il nostro politico della domenica» (Risate miste a fischi da alcuni angoli della Piazza) «Effettivamente dei rapporti ci sono. Chi si candida alla presidenza sceglie i commissari sulla base dei suggerimenti dei Paesi membri. L’elenco deve essere poi approvato dai leader nazionali nel Consiglio europeo. Successivamente ogni candidato compare dinanzi al Parlamento per illustrare la propria visione politica e rispondere alle domande. Terminata questa fase, il Parlamento procede alla votazione sull’intera squadra. Infine, se il voto è stato favorevole, questa viene nominata dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Quindi, hai ragione. A differenza del passato, la composizione della Commissione è molto più vincolata alla maggioranza politica presente in Parlamento. Ma questo non ne impedisce l’indipendenza».

«Ma dai, Professore, con tutto il rispetto… Non è possibile. Lo sappiamo come vanno a finire queste cose!».

«È possibile Marco, è possibile. I Trattati UE esplicitano chiaramente che la Commissione esercita le sue responsabilità in piena indipendenza e che i membri della Commissione non sollecitano né accettano istruzioni da alcun governo, in particolare dallo Stato del quale sono cittadini, né da altra istituzione, organo o organismo. Essi debbono astenersi da ogni atto incompatibile con le loro funzioni e con l’esecuzione dei loro compiti. Gli Stati membri devono rispettare la loro indipendenza e sono obbligati a non influenzarne l’attività. Infine, i membri della Commissione non possono esercitare alcun’altra attività professionale, retribuita o persino gratuita, per la durata delle loro funzioni e in alcuni casi anche dopo».

«Detta così sembra una normativa molto stringente. Ma poi la applicano veramente?».

«Sembrerebbe di sì, e negli anni è diventata sempre più rigorosa. Gli obblighi dei commissari sono passibili di un controllo giudiziario che, in caso di violazione accertata, può causare le dimissioni d’ufficio o, se nel frattempo il commissario abbia cessato le sue funzioni, la decadenza dal diritto alla pensione o da altri vantaggi. Vi racconto un aneddoto».

«Dicci, dai, adesso ci hai incuriosito! Non sarà mica che Chissingher aveva provato a parlare con l’Europa, ma non c’era riuscito perché De Golle lasciò tutte le sedie vuote?».

«No Peppe. Qui Kissinger e De Gaulle non c’entrano nulla. È tutta un’altra storia. Era il 1999, Martin Bangemann, membro tedesco della Commissione, annunciò la propria intenzione di rassegnare le dimissioni per assumere immediatamente un incarico nel Consiglio di amministrazione della società spagnola Telefonica, attiva nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni, cioè lo stesso settore per il quale era stato competente in seno alla Commissione. Tale decisione venne pesantemente criticata dal Parlamento europeo e dagli Stati membri, poiché Bangemann non avrebbe potuto accettare quell’incarico senza che prima passasse almeno un periodo di raffreddamento dopo la cessazione delle sue funzioni».

«Vabbè, però si era dimesso. Se si applicasse questa norma ai politici italiani… altro che conflitto di interessi!».

«Eh sì, hai ragione Marco. Ma, come detto, su questo l’Unione è molto severa. Pur dopo la cessazione dall’incarico è fatto assoluto divieto ai commissari di svolgere attività professionali che possano essere ricondotte alle funzioni precedentemente svolte in seno all’istituzione, perché ciò potrebbero far adombrare molti sospetti sull’operato passato, venendo meno i cosiddetti doveri di onestà e delicatezza. Inoltre, in via generale, pensate ai vantaggi che le varie lobbies, molto attive presso gli organismi europei, potrebbero trarre dalla collaborazione con ex commissari, depositari di informazioni riservate e di rapporti politici capaci di influenzare alcune decisioni a svantaggio dell’interesse generale dell’Unione. Così, il caso venne portato dinnanzi alla Corte di giustizia dell’Unione Europea».

«E come è finita? Gli hanno dato la partita persa a tavolino, come a Franco e Pino?!».

«No, Peppe. Il caso non venne giudicato dalla Corte, poiché si raggiunse una composizione amichevole tra l’interessato e il Consiglio. Ma ve l’ho voluto raccontare perché è sintomatico per capire quanto siano stringenti gli obblighi per i membri della Commissione, sia durante che dopo lo svolgimento dell’incarico. Pensate, per garantire che gli ex commissari continuino a rispettare i princìpi di indipendenza, integrità e discrezione, il codice di condotta prevede un periodo di controllo di due anni, che salgono a tre per l’ex presidente della Commissione».

«Ma come mai tutte queste attenzioni, Professore; quali sono le funzioni della Commissione?».

«Diverse e importanti. In particolare, promuove l’interesse generale dell’Unione, vigila sull’applicazione dei Trattati, delle misure adottate dalle altre istituzioni e sull’applicazione del diritto dell’UE sotto il controllo della Corte di giustizia. Inoltre, dà esecuzione al bilancio e gestisce i programmi; esercita funzioni di coordinamento. Avvia il processo di programmazione annuale e pluriennale dell’Unione per giungere ad accordi interistituzionali. Infine, lo abbiamo già visto, concorre anche ad assicurare la rappresentanza esterna dell’Unione, fatta eccezione per la politica estera e di sicurezza comune, e per gli altri casi previsti dai Trattati».

«Effettivamente, sono tante e importanti…» (Abbasso la Commissione! No all’Europa dei tecnocrati. Vogliamo l’Europa dei popoli! L’Europa della Cultura e dell’Identità contro quella della globalizzazione e dei servi della finanza!!). Ancora slogan lanciati dal solito gruppetto, ma stavolta erano risuonati tra l’indifferenza generale. Forse perché non avevano interrotto il Professore. O forse perché quelle affermazioni vuote oramai avevano stufato, e chi era lì voleva solo capire come funzionassero effettivamente le cose.

«Sì, Marco. Tante e importanti. Tenete conto che in pratica amministra i principali strumenti di finanziamento, nonché i fondi strutturali. Tutti quei miliardi di euro che attraverso il bilancio europeo vengono assegnati agli Stati membri passano proprio per le decisioni della Commissione. Eppoi qualsiasi atto legislativo o decisionale dell’Unione parte dalla proposta di iniziativa approvata in Commissione».

«Considerato questo ruolo così importante e delicato, non sarà semplice prendere le decisioni!».

«Non è sempre facile. Ricordate? Vi ho detto che la Commissione può essere considerata come l’organo esecutivo dell’Unione, quindi il Governo, dove i commissari sono una sorta di ministri. Ecco, proprio per questo motivo vige il principio di collegialità, e la responsabilità per gli atti dei singoli commissari ricade sempre sull’intera Commissione. Quindi le decisioni debbono essere prese almeno dalla maggioranza dei membri, ma proprio per l’importanza degli atti assunti molto spesso si delibera per consensus».

 «Come per il Consiglio europeo, Professore! Ci hai detto che anche lì si pratica questa modalità di voto, cercando un accordo comune che permetta di riprodurre in un testo l’intesa raggiunta dai partecipanti, ma anche di registrare eventuali posizioni differenziate sui punti all’ordine del giorno…».

«Bravo, Marco, proprio così! È un metodo molto utilizzato nelle organizzazioni internazionali, perché consente l’approvazione di una risoluzione senza una votazione ufficiale. Questo evita di bloccare le decisioni nella ricerca dell’unanimità, considerato che per ritenere l’atto approvato è sufficiente che non siano state espresse obiezioni formali. In inglese si dice Is there any objection? If not, it is so approved, C’è qualche obiezione? Se no, è così approvato. Allora, state cominciando a capire un po’ di più dell’organizzazione dell’Unione Europea?».

«Sì, intanto che è bella complicata» (Gesti di conferma dalla Piazza) «Però bisogna dire che con le tue spiegazioni tante cose adesso le sto capendo…».

«Ve l’avevo detto. Se seguite, piano piano, vedrete che riuscite a capirne qualcosa di più. Oggi, intanto, abbiamo imparato a conoscere la composizione e le funzioni della Commissione. Marco, hai preso appunti? Dai, rileggi a voce alta, così facciamo una piccola sintesi…».

«Un po’ alla rinfusa; però ecco… allora… Allora: la Commissione è l’organo esecutivo dell’Unione Europea, rappresenta l’interesse generale e unitario. È importante aspettare i risultati delle votazioni di giugno, perché viene nominata ogni cinque anni proprio dal Parlamento europeo, entro sei mesi dalle elezioni. È formata da 27 commissari, indipendenti dagli Stati membri. Ha tante funzioni importanti, tra cui l’amministrazione dei finanziamenti e dei fondi strutturali, cioè di tutti quei miliardi di euro che ci danno e che poi i governi italiani non riescono neppure a spendere. Concorre pure ad assicurare la rappresentanza esterna dell’Unione, infatti Kissinger prima di morire aveva provato a chiamare Ursula von der Leyen, per la guerra in Ucraina. Ma le linee erano tutte isolate, perché un certo Martin Bangemann aveva fatto un casino con una compagnia telefonica spagnola e non funzionava più niente…».

«Vabbè, un po’ originale come ricostruzione… però hai visto che cominci a capirne qualcosa in più? Vallo a raccontare ai tuoi amici in sezione, se ancora esiste».

E così anche quel giorno era giunto all’ora dell’imbrunire. Anzi, persino qualche ora oltre; però le giornate si erano allungate. Il Professore aveva terminato la sua terza lezione di Piazza, in quella umile bisca di paese che oramai non aveva più nulla da invidiare a una vera aula di Università. Gli accorsi stavano per risparpagliarsi, desiderosi di riprendere le loro occupazioni. Chiacchiere, per i chiacchieroni; fumate, per i fumatori. Ma si accorsero che stavolta si era fatto molto più tardi del solito, e quindi tirarono dritti verso casa. Intanto attorno alla ciotola lasciata in bella vista davanti al Bar si era creato un andirivieni di gatti senza precedenti: cinque, sei, forse addirittura otto; andavano e venivano di continuo, tanto che era stato persino difficile avere certezza sul numero. In tutta evidenza, quei ghiotti croccantini erano più interessanti del latte. Per le campane quel giorno avrebbe potuto essere un problema, l’ora si era fatta davvero molto tarda. Ma il parroco era partito in pellegrinaggio per Lourdes e siccome le antiche campane funzionavano ancora a corda, erano già quattro giorni che non suonavano; quindi, nessuno quella sera ci fece caso.

«Professore, ma quando parliamo di cosa dobbiamo votare a giugno? Non ci si capisce niente!».

«Si capisce, Peppe. Si capisce. Basta un po’ di pazienza e tutto si capisce. Vi avevo detto: del Parlamento europeo parleremo alla fine. Almeno vi rimane più impresso. Prima analizziamo le altre istituzioni, così capite bene come funziona l’Unione Europea. Ecco, abbiamo terminato. Adesso andate a casa, nullafacenti! Ci vediamo la settimana prossima e parleremo del Parlamento europeo».

«Finalmente, era ora. Tra pochi giorni si vota!».

E allora, ci vediamo la settimana prossima! L’ultimo appuntamento era stato fissato e l’ordine del giorno solennemente stabilito: composizione e funzioni del Parlamento europeo.

Alla prossima!



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